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“La Festa del Rinascimento”
25/04/2024

Ad Acquasparta (Tr), in Umbria, torna sotto i riflettori dall’8 al 23 giugno 2024
il Rinascimento con la XXVesima edizione de
“La Festa del Rinascimento”

Un’immersione nella storia e nella cultura dell’epoca guidati dal tema portante delle “Rivoluzioni”, dalla scoperta delle Americhe all’affermarsi della teoria copernicana, ma anche un’occasione di scoperta del territorio di Acquasparta, dalle vestigia ar-cheologiche dell’antica città di Carsulae ai suggestivi borghi medievali tipicamente umbri fino ai percorsi naturalistici sui Monti Martani
Ad Acquasparta (Tr), tornerà di scena la grande stagione rinascimentale con la XXVesima edizio-ne del “La Festa del Rinascimento” che da sabato 8 giugno a domenica 23 giugno 2024, proporrà un fitto calendario di eventi incentrati sulla rievocazione dell’arrivo in città, al principio del seicento, del principe Federico Cesi detto il Linceo. La città delle acque è comune dell’Umbria al centro di un territorio ricco di risorse storico-artistiche e ambientali-paesaggistiche

Acquasparta e il suo territorio

La partecipazione alle numerose iniziative proposte da La Festa del Rinascimento sarà anche l’occasione per conoscere l’essenza del territorio di Acquasparta, che non solo rappresenta l’emblema del Rinascimento in Umbria, con le architetture di Palazzo Cesi, fulcro dell’intero centro storico, e la chiesa di Santa Cecilia, che accoglie le tombe dell’illustre famiglia Cesi, ma si trova nel cuore di un’area capace di offrire un ampio ventaglio di opportunità di visita e di svago, dalle rovine archeologiche dell’antica città di Carsulae, insediamento romano nato in stretta correlazione con il passaggio della Via Flaminia quale centro di aggregazione delle popolazioni preromane residenti sulle colline e nelle campagne vicine, ai borghi medievali sparsi nei dintorni, come il borgo di Portaria, paesino arroccato e immerso in un paesaggio fiabesco, con la chiesa dei santi Filippo e Giacomo costruita poco dopo il Mille proprio reimpiegando gli “spolia” provenienti dal sito di Carsulae, fino agli itinerari naturalistici nei Monti Martani percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo, tra fitti boschi di querce, lecci e faggi, con la presenza caratteristica di grotte, doline e inghiottitoi dovuti all’effetto erosivo delle acque protrattosi per secoli.

Il centro di Acquasparta, incastonato in un territorio in cui antiche architetture, plasmate da secoli di storia, si integrano armonicamente in un ambiente naturale modellato dalla mano dell’uomo, in un succedersi di uliveti, boschi, vigne e campi coltivati, da cui nascono i tesori gastronomici della regione, è fortemente segnato dall’impronta storica e culturale lasciata dalla stagione rinascimentale attraverso l’affermarsi in città, nel corso del cinquecento, della signoria della famiglia Cesi ed in particolare, del protagonismo della figura di Federico Cesi.

Signore di Acquasparta e animatore di una corte raffinata e sfarzosa, ma anche scienziato e naturalista, cultore di botanica e astronomia, Federico Cesi seppe realizzare, coltivando i suoi numerosi interessi, un felice connubio di estetica rinascimentale e sapere scientifico, tanto da associare il suo nome alla fondazione, al principio del seicento, dell’Accademia dei Lincei, la prima accademia scientifica d’Europa di cui fu membro anche Galileo Galilei.

La XXVesima edizione de “La Festa del Rinascimento”

La ventata di innovazione portata in vari campi del sapere dal periodo rinascimentale, che ha lasciato tracce così marcate ad Acquasparta, troverà il suo momento di massima celebrazione in occasione della XXVesima edizione de “La Festa del Rinascimento”, che anche quest’anno proporrà un variegato calendario di iniziative storiche, rievocative, culturali, ma anche ludiche e gastronomiche, volte a celebrare l’arrivo in città di Federico Cesi detto il Linceo, che si trasferì ad Acquasparta poco dopo il matrimonio con la giovane Artemisia Colonna, avvenuto nel 1614.

Tema portante dell’edizione 2024 de La Festa del Rinascimento, attorno a cui si svilupperà un fitto calendario di proposte culturali tra incontri, conferenze e approfondimenti, saranno le “Rivoluzioni”, filo conduttore che coglie un aspetto qualificante della stagione rinascimentale, considerata un’epoca di rottura rispetto ai secoli precedenti e di grandi innovazioni in tutti i campi del sapere umano.

Due gli avvenimenti determinanti: la scoperta delle Americhe ad opera del navigatore Cristoforo Co-lombo nel 1492, che stravolse gli assetti e gli equilibri esistenti in campo geopolitico, economico, militare, commerciale, ma anche agricolo e gastronomico, con l’importazione di nuove piante, verdure e frutti commestibili, e l’affermarsi della teoria eliocentrica copernicana, punto di partenza della rivoluzione scientifica, sostenuta con forza, tra gli altri, dal fisico e astronomo pisano Galileo Galilei, unito da solidi rapporti di amicizia con Federico Cesi e con l’Accademia dei Lincei.

In linea con la tradizione, la XXV Festa del Rinascimento si aprirà la sera di sabato 8 giugno con il “Grande Corteo delle Contrade” e saranno proprio le tre contrade del borgo - San Cristoforo, Porta Vecchia e Il Ghetto – a contendersi nei quindici giorni della festa le “chiavi” della città, sfidandosi in una serie di gare, cui il pubblico potrà assistere: la Gara Gastronomica, con la preparazione dal vivo di una ricetta della cucina rinascimentale, che in questa edizione avrà come ingrediente protagonista il pollo d’India, il tacchino, che dalle americhe giunse sulle nostre tavole introdotto dagli spagnoli; la Gara dei Tamburini, con l’intermezzo degli sbandieratori di Amelia; il Grande Gioco dell’Oca, una riproposizione vivente, in costume, del gioco da tavolo le cui origini, nella sua versione moderna, risalgono alla seconda metà del Cinquecento; le Gare di Teatro in cui ogni contrada, con propri attori amatoriali mette in scena una libera interpretazione teatrale di un testo scritto prima del 1630 rielaborato ed adattato; i Giochi delle Dame, una serie di prove riservate alle donne delle contrade di tutte le età che dovranno sfidarsi in giochi ispirati alle attività quotidiane tradizionalmente riservate alle donne dell’epoca.

Il tema delle “Rivoluzioni” associato al Rinascimento troverà poi la sua declinazione in una serie di eventi di approfondimento culturale distribuiti nell’arco dei quindici giorni della Festa.

Si comincerà giovedì 13 giugno con il convegno organizzato a cura dell’Università degli Studi di Perugia dal titolo “Lo Scambio colombiano. Gli straordinari viaggi di animali e piante tra il Nuovo Mondo e l’Europa” in cui i relatori si focalizzeranno su specie faunistiche e botaniche importate dall’America con particolare riguardo all’impatto prodotto sull’ecosistema europeo.

Sabato 15 giugno, grazie al contributo del Museo Galileo di Firenze e alla presenza di Accademici dei Lincei si parlerà del “Rerum Medicarum Novae Hispaniae Thesaurus”, altrimenti noto come il “Tesoro Messicano”, opera pubblicata nel 1651 dall’Accademia dei Lincei, grazie all’impegno di Francesco Stelluti, che si configura come una raccolta di centinaia di tavole colorate e illustrate dedicate a piante, minerali e animali del Nuovo Mondo, con particolare riferimento alla “Nuova Spagna”, l’attuale Messico, lavoro derivante dalle ricerche condotte sul territorio, a partire dal 1570, dal “protomedico delle Indie” Francisco Hernandez incaricato da re Filippo II di Spagna.

Sullo stesso tema, legato all’importazione di specie vegetali dal Nuovo Mondo all’Europa, con il conse-guente impatto su agricoltura e abitudini alimentari degli europei, è in programma lunedì 17 giugno la Lectio magistralis di Stefano Mancuso, botanico e saggista, dal titolo “L’incredibile viaggio delle piante”, mentre venerdì 14 giugno il focus sarà sulla storia del cioccolato con l’incontro “Dalle fave di cacao al cibo degli dei”, che illustrerà la scoperta e l’arrivo in Europa del “cibo degli dei” o “oro nero”, i cui primi semi (di cacao) giunsero in terra iberica nel 1528 grazie al condottiero e militare spagnolo Hernán Cortés e poi diffusosi in tutto il Vecchio Continente. Un distillato alcolico di produzione americana, tipico della zona caraibica, ricavato dalla melassa di canna da zucchero, sarà, invece, al centro dell’attenzione venerdì 21 giugno con l’incontro sul tema “La storia del Rum” seguito da una degustazione.

Altri appuntamenti accenderanno i riflettori sulla rivoluzione scientifica apportata dal Rinascimento, dovuta principalmente all’affermazione della teoria elaborata dallo scienziato, astronomo e cosmologo di origine polacca Niccolò Copernico che, con il suo “De revolutionibus orbium celestium” pubblicato nel 1543, accolse e sviluppò l’ipotesi avanzata nel III secolo a.C. da Aristarco di Samo, sviluppando la teoria eliocentrica dei moti celesti, destinata a sostituire il precedente sistema aristotelico-tolemaico geocentrico, e mettendo così in discussione la concezione tradizionale del mondo e del ruolo dell’uomo in rapporto alla natura e all’universo. Su questo filone si svolgerà martedì 11 giugno la Lectio magistralis di Piergiorgio Odifreddi dal titolo “Hai vinto Galileo”, incentrata sulla figura dello scienziato Galileo Galilei che, con l’appoggio dell’amico Federico Cesi e dell’Accademia dei Lincei, sfidò le convinzioni consolidate del tempo facendosi sostenitore della teoria copernicana, con le sue implicazioni innovative e rivoluzionarie, e affrontando nel 1633 un processo per eresia che sarà invece ripercorso, nelle sue fasi salienti, fino alla condanna e alla moderna riabilitazione da parte della Chiesa.

Oltre alle dispute tra contrade e agli incontri di approfondimento culturale, il pubblico sarà coinvolto in un fitto calendario di appuntamenti collaterali, che spazieranno dallo svago ludico all’intrattenimento musicale fino alla scoperta del territorio e delle sue risorse ambientali, storico-artistiche e gastronomiche. Tra questi: l’iniziativa “Oggi chi c’è a Palazzo?”, mini-tour e laboratori creativi dedicati a protagonisti e comparse del palazzo Cesi di Acquasparta, a cura di Amodì Servizi Educativi e Associazione Acqua; il mercato rinascimentale a cura della Pro Loco con prodotti gastronomici e dell’artigianato; “Kronos -Il volo del Falco”, spettacolo di falconeria; l’esibizione degli sbandieratori di San Gemini con la partecipazione dei piccoli sbandieratori; lo spettacolo di percussioni a cura di Tiziano Tetro con la presenza del gruppo Bandao.

A chiudere la Festa del Rinascimento di Acquasparta, domenica 23 giugno, infine, lo spettacolo “Il peccato dei giullari” a cura degli Acrobati del Borgo e, in serata, il Corteo finale e la proclamazione della Contrada Vincitrice con la consegna delle chiavi del borgo.

Per maggiori informazioni
Tel. 347 6503053
info@ilrinascimentoadacquasparta.it - www.ilrinascimentoadacquasparta.it

Approfondimenti:

Federico Cesi
Federico Cesi (1586-1630) era un patrizio umbro-romano, appassionato studioso di scienze naturali, soprattutto di botanica. Per promuovere e coltivare questi studi naturalistici, egli fondò a Roma nel 1603 un sodalizio con tre giovani amici, l'olandese Giovanni Heckius (italianizzato in "Ecchio"), il marchigiano Francesco Stelluti e l'umbro Anastasio de Filiis, denominando la loro compagnia come Accademia dei Lincei, per l'eccezionale acutezza di sguardo attribuita alla lince, un felino di ancor non estinta specie, preso a simbolo della dotta compagnia di studiosi. Oggetto del suo studio, nel disegno del Cesi, erano tutte le scienze della natura, da indagarsi con libera osservazione sperimentale, di là da ogni vincolo di tradizione e autorità. È questa la gran novità che caratterizza fin dal loro nascere i Lincei, tra la folla di Accademie di cui fu ricca la società italiana del Cinquecento e Seicento: l'interesse portato essenzialmente sulle scienze della natura (la più parte di quelle di altre Accademie era invece letteraria e parolaia), e un atteggiamento di rispetto ma non di vincolo nei confronti della precedente tradizione aristotelico-tolemaica, che la nuova scienza sperimentale rimetteva talora in discussione.

Accademia dei Lincei
Il 17 agosto 1603, Federico Cesi riunisce nel palazzo di famiglia, in via della Maschera d'Oro a Roma, gli amici il ternano Anastasio de Filiis, il marchigiano Francesco Stelluti e l’Olandese Johannes van Heeck, con i quali fonda l'Accademia dei Lincei, così denominata per l'eccezionale acutezza di sguardo attribuita alla lince, preso a simbolo della dotta compagnia di studiosi. Oggetto del suo studio, nel disegno del Cesi, erano tutte le scienze della natura, da indagarsi con libera osservazione sperimentale, di là da ogni vincolo di tradizione e autorità. È questa la gran novità che caratterizza fin dal loro nascere i Lincei, l'interesse portato essenzialmente sulle scienze della natura e un atteggiamento di rispetto ma non di vincolo nei confronti della precedente tradizione aristotelico-tolemaica, che la nuova scienza sperimentale rimetteva talora in discussione. La vera essenza ideologica del sodalizio linceo viene espressa nel Lynceographum, l'ampio statuto programmatico del giovane nobile, ripetutamente sottoposto al giudizio e alle correzioni degli altri "fratelli". Finita la costruzione del Palazzo Cesi ad Acquasparta, Federico “il Linceo” nel 1604, si ritira sconfortato e deluso dall'atteggiamento del padre, intollerante e assai poco comprensivo nei confronti delle attività dell'Accademia dei Lincei. Una volta superata la fase critica, i quattro fondatori dell'Accademia, riprendono a riunirsi nelle sale del palazzo e, dopo il 1618, Federico vi stabilisce la propria dimora.

Palazzo Cesi ad Acquasparta (Tr)
Cinquecentesca dimora di una tra le famiglie illustri e prestigiose umbre-romane e sede nei primi anni del XVII sec., dell'attività scientifica del Principe Federico Cesi II detto il Linceo e della prima Accademia dei Lincei. Acquasparta, fu centro di un feudo che nel 1540 Gian Giacomo Cesi e la moglie Isabella di Alviano ottennero da Pier Luigi Farnese. La costruzione del Palazzo Cesi cominciò nel 1561 per volere del Cardinale Federico I sul luogo di una rocca distrutta nei primi anni del XVI secolo nel corso delle guerre fra Todi, Terni e Spoleto e di cui utilizza le torri, uniche strutture superstiti. I lavori si conclusero intorno al 1579 anno del matrimonio di Federico Cesi figlio di Angelo Cesi e Beatrice Caetani, nipote di Gian Giacomo e Isabella d'Alviano, con Olimpia Corsini. Dal 1565 è documentato come architetto del palazzo, il milanese Giovan Domenico Bianchi. L’esterno, di aspetto nobile e sereno, è animato dal grande portale a bugne molto rilevate sulla cui sommità si innestano la loggia in pietra e una serie di finestre con gli stipiti di travertino. Il prospetto si articola verso la piazza F. Cesi con due robusti avancorpi laterali e all'interno verso il giardino è coronato da una elegante loggia a due piani. Nel cortile antistante si trova l'orto botanico e la torretta dove il principe era solito ritirarsi. Nel palazzo si accede dall'androne agli ambienti del piano terra, dal portico con una scala anticamente ornata di statue dentro le nicchie si sale al piano nobile in cui affreschi e soffitti lignei a cassettoni con intagli testimoniano ancora oggi la ricchezza della decorazione delle sale, realizzati probabilmente su disegni di Giovanni Domenico Bianchi e forse ispirati a quelli di palazzo Farnese a Roma, sono da considerarsi tra gli esempi più importanti di questo altissimo artigianato in area romana. Nei cassettoni del salone sono intagliate figure di Ercole, putti, trofei d'armi e mascheroni e in quello centrale un grande stemma dei Cesi sorretto da due figure di Vittorie. I fregi ad affresco celebrano la famiglia Cesi ispirandosi alla vite di Plutarco ed esaltano le virtù militari di Gian Giacomo e di Angelo Cesi e la personalità di Paolo Emilio, primo cardinale della famiglia, uomo ricchissimo, colto e potente. Per la decorazione degli ambienti al piano terreno di destinazione privata si ricorse al ricchissimo patrimonio della mitologia soprattutto alle Metamorfosi di Ovidio. Tra le decorazioni pittoriche è ben visibile lo stendardo con l'emblema dell'Accademia, cioè la lince contornata da una corona d'alloro, simbolo della ricerca scientifica e della proverbiale acutezza di vista della lince, ed invito a non fermarsi alle apparenze sensibili della realtà. I documenti e i caratteri stilistici hanno consentito di identificare il responsabile degli affreschi con Giovan Battista Lombardelli un pittore di origine marchigiana dalla pittura ricca di piacevoli effetti e di gustoso senso narrativo che proprio in quegli anni trovò fortuna a Roma lavorando nei Palazzi Vaticani e in molte chiese romane. Fra il 1618 e il 1624 Federico il Linceo fece decorare al piano terreno "la sala di Callisto" con le storie della ninfa amata da Giove e trasformata da Giunone in orsa. La scena al centro della volta con Diana e Callisto deriva dal modello illustre del dipinto di Tiziano ora esposto a Vienna. Federico fece inoltre dipingere nelle stanze delle targhe con iscrizioni e motti in latino, greco ed ebraico in cui esprime i suoi ideali di ricerca, una epigrafe che sovrasta l'architrave di una delle porte della sala della "genealogia dei Cesi" sede delle riunioni del 1609, esprime quasi fosse il suo testamento spirituale, l'idea di un rinnovamento culturale basato su profonde convinzioni di ordine etico ed epistemologico. Intessuta di mitologie e storie romane di trionfi e allegorie di emblemi, la decorazione che arricchisce palazzo Cesi costituisce uno dei maggiori esempi della pittura di gusto romano in Umbria del periodo di rinascita del mondo cortese del cinquecento. All'inoltrato settecento risale infine la decorazione della cappella che per i caratteri architettonici va riferita al Romano Niccolò Ricciolini (1687-1772). Molto interessante nella sala del trono un enorme camino, dove il Principe era solito dissertare sulla conoscenza scientifica con i suoi ospiti, fra i quali l’illustre Galileo, che nell'aprile 1624 fu ospite a Palazzo. Nell'arredo spiccano due importanti tele "Mosè e le figlie di Jetro" di Matteo Rosselli (Firenze 1578-1650) e la "Fuga di Lot da Sodoma" di un pittore fiorentino suo contemporaneo. Disabitato per lungo tempo, utilizzato per ospitare i senzatetto nel dopoguerra l'edificio fu infine acquistato nel 1964 dall'università di Perugia.
Carsulae – Area Archeologica
L’area archeologica di Carsulae comprende le rovine del municipio romano, pianificato in età augustea, sorto ai lati della via Flaminia, presso San Gemini e Acquasparta, località note sin dall’antichità per le loro fonti di acque minerali. Restano visibili ai visitatori i resti dei principali monumenti pubblici, civili e religiosi: la Curia e i templi Gemini – affaccianti sul foro –, la basilica, il teatro e l’anfiteatro, questi ultimi lungo la via Flaminia, che entrava in città attraverso il monumentale arco di San Damiano. Il tratto urbano della strada formava il cardo maximus, lastricato con basoli di pietra calcarea e munito di marciapiedi e di canalizzazioni per lo scolo delle acque. Monumenti funerari sono visibili a nord dell’arco di San Damiano, mentre nella zona opposta è un impianto termale. Testimonianza della diffusione del cristianesimo è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, ricavata in epoca medievale da un preesistente edificio romano lungo la Flaminia (https://carsulae.site/ ).

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